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      Non rinuncierei alla mia libertà per nessuna donna, nè per qualsiasi bella casa. Dicono che io sia nato sotto una siepe, e morrò allo stesso modo. Questo è il mio destino. Andrò sempre in giro fino a che avrò i capelli bianchi... Allo stesso posto?.. no, ciò mi annoia.
      - E io, Kusia, e io? Cosa farò quando sarai partito? Pensaci! Non mi ami forse più? Non hai più pietà di me?
      - Tu, dici, tu... Ti lascerò qui... sposerai il vedovo Cekmaref... Egli ha dei figli, ma ciò non toglie ch'egli sia un buon contadino.
      - Tu non mi ami più!... e queste parole parvero uscire come un soffio dalle labbra della donna.
      - Non ti amo!... Bisogna dire che ti amo, se sto a parlarti. Se non ti amassi, non starei con te. Quando si perde il tempo con le ragazze è segno che le si ama... se non le si amasse... a che servirebbero, dunque? Io ti compiango, ma a che prò? Uno compiange più sè stesso. Sarebbe stato assai peggio se ci fossimo separati bisticciandoci. Non è forse così? Mentre ora, vedi, tutto va da buoni amici, da innamorati... è più bello! Dunque, io andrò da un lato; e tu dall'altro! ciascuno seguendo il proprio destino. Inutile parlare. Suvvia, abbracciami un'altra volta, tortorella mia!
      L'orecchio di Tihon Pàvlovitsc distinse il suono di baci, che si fusero con lo stormire del fogliame. Lo stornello finì per cantare più forte e più allegramente; i galli, dietro il mulino, salutarono il giorno che veniva incontro alla terra ridestata.
      - Oh, mio caro... mio buon Kusia! Prendi con te questa sventurata! diceva ancora la fanciulla con voce soffocata.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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