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      - Ecco che ricomincia con la solita canzone! L'abbraccio, le parlo come ad una persona ragionevole, ed essa mi si appende al collo come una pietra. Ecco come sono le ragazze. Sempre le stesse!
      - Ma non sono forse una creatura umana?
      - E che vuoi dire con ciò? Sì, sei una creatura umana. E io, cosa sono io? Non sono forse un uomo? Mi vieni a dire certe cose...! Ci siamo riavvicinati di buon accordo: ebbene! il momento è venuto ora di separarci. E bisogna far ciò pure di buon accordo. Tu hai bisogno di vivere... ed anch'io ho bisogno di vivere... Quindi non dobbiamo darci noia scambievolmente... bisogna vivere ad ogni modo - e bisogna darsi da fare. Ecco che tu piagnucoli! Scioccherella! Ricordati piuttosto quanto sia dolce lo stare abbracciati e darsi dei baci, anima mia... dolcezza mia!
      Si udì di nuovo il suono di altri baci, interrotti da un mormorio appassionato, soffocato, e da profondi gemiti e sospiri.
      Un fremito percorse ad un tratto le cime degli alberi e tutt'intorno e nel cielo istesso, e tutto parve sorridere con sorriso fresco, roseo - era il primo raggio di sole che guardava la terra. E come a salutarlo, un mormorìo carezzevole si sollevò dal giardino addormentato, e alitò un venticello fresco, vivificante, tutto profumi.
      I discorsi sonori in voce di tenore di Kusma Kossiac, pieni della coscienza della propria indipendenza e del convincimento del suo diritto, il contralto anziosamente appassionato della giovinetta, mitigarono il sordo dolore nel petto di Tihon Pàvlovitsc.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





Kusma Kossiac Tihon Pàvlovitsc