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      È una vita crudele.
      Vi fu un silenzio. Il monco si dimenava sul divano, come preso da inquietudine, mentre Tihon Pavlovitsc, che lo sbirciava di sottecchi, si sentiva poco sicuro, e smanioso, e aveva paura di qualche cosa, e ricominciava a sentire nel suo interno quelle punture che già conosceva così bene.
      Quando si parla di cose esterne non si bada a quanto accade nel nostro interno.
      - Un altro bicchierino?
      - Date pure... Ma poi basta; se no, non canto più.
      - Siete stato cantore?
      - Io? Ho fatto un pò di tutto; sono stato orologiaio, cantore, untore nelle strade ferrate; ho commerciato in oggetti di corno, sono stato commesso in negozii di legnami... non ricordo tutto. Vivo da tanto tempo!
      - Sì... è proprio così... disse Tihon Pavlovitsc, colpito dalla vivacità del suo interlocutore.
      Vi fu un'altra pausa.
      - Gli è che Annuscka tarda molto a venire.
      - Anuta? e il monco si agitò. - Verrà... E fece udire una risatina secca. - Essa verrà di sicuro... Voi le avete promessa dieci rubli sonanti? Lo credo bene, che verrà! Dieci rubli sonanti, quando per un rr... eh! - Egli cominciò a tossire, torcendosi quant'era lungo. - Sapete, io conosco Anuta da quando aveva sei anni. Ah, sì!... Che ve ne pare? La portava nelle mie braccia, le comprava del pan pepato, ed ora sono io che vivo sotto la sua protezione.... Io le davo allora del pan pepato, ed essa, ora, mi dà del pane e dell'acquavite. I tempi sono mutati, e gli uomini sono dei bruti. Tutto però si mantiene secondo le leggi, e l'uomo, sulla terra, non è che un miserabile insetto.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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