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      Poi la voce di Kostia si spezzò e tacque, mentre Tània continuava:
      - «Oh! madre-steppa desolata...»
      E Kostia intuonò di nuovo con un grido d'angoscia:
      - «Madre-steppa desolata...»
      - «Ospita l'orfanello...»
      - «Ospita l'orfanello!» disse una terza voce.
      Rassomigliava al trillo del violino; la voce era quasi un falsetto, ma aveva tanto sentimento ed espressione, piangeva così sinceramente, aveva tanta somiglianza con la voce di Kostia, chiedeva asilo con tanta angoscia! Essa si fuse con la voce di Kostia e suonò all'unisono con quella, e com'essa flessibile e tremante, apparve come un'eco, come l'ombra dell'altra, e pianse e gemette, cantando soltanto le vocali. Era il mutilato che cantava, con gli occhi chiusi e la gola tesa; il contralto profondo, uguale, ben nutrito di Tania risuonava continuo, tanto che avresti detto quel canto una larga striscia di velluto ondeggiante nello spazio, e su quel velluto, lumeggiare in disegni fantastici i fili d'oro e d'argento delle voci di Kostia e del monco.
      Il pubblico era sotto la penosa impressione del racconto dell'orfano che cerca il proprio destino. Già da qualche tempo Tihon Pàvlovitsc restava immobile sulla sua sedia, col capo chinato sul petto, e ascoltava avidamente quel canto, che risvegliava in lui l'angoscia; e sebbene questa fosse più lancinante, aveva qualcosa pure di dolce che gli ammolliva il cuore. Sentiva come se qualcosa di tiepido e di denso, come il latte munto, fosse versato su lui e penetrasse nell'interno del suo corpo, gl'invadesse le vene, depurasse il suo sangue, risvegliasse la sua angoscia, e benchè sviluppasse e ingrandisse questa, la molcesse sempre più. Vi era pure qualcosa di scottante, di acuto, in tutte queste sensazioni che egli sentiva profondamente, e la loro riunione formava nell'anima del mugnaio uno strano e dolce dolore, come se il grosso blocco che pesava sul suo cuore, si fondesse, crollasse in piccoli pezzi che lo pungevano là, in fondo.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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