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      Non so perché questo debba diminuire la loro grandezza o menomare la storia italiana, che è stata quello che è stata, e non la fantasia dei poeti o la retorica dei declamatori: avere una funzione europea, ecco il carattere del «genio» italiano dal '400 alla Rivoluzione francese.
     
     
      Individui e nazioni. A proposito della quistione delle glorie nazionali legate alle invenzioni di singoli individui geniali, le cui scoperte e invenzioni non hanno però avuto applicazione o riconoscimento nel paese d'origine si può ancora osservare: che le invenzioni e le scoperte possono essere e sono spesso infatti casuali, non solo, ma che i singoli inventori possono essere legati a correnti culturali e scientifiche che hanno avuto origine e sviluppo in altri paesi, presso altre nazioni. Perciò una invenzione o scoperta perde il carattere individuale e casuale e può essere giudicata nazionale quando: l'individuo è strettamente e necessariamente collegato a una organizzazione di cultura che ha caratteri nazionali o quando l'invenzione è approfondita, applicata; sviluppata in tutte le sue possibilità dall'organizzazione culturale della nazione d'origine. Fuori di queste condizioni non rimane che l'elemento «razza» cioè una entità imponderabile e che d'altronde può essere rivendicato da tutti i paesi e che in ultima analisi si confonde con la cosí detta «natura umana». Si può dunque chiamare «nazionale» l'individuo che è conseguenza della realtà concreta nazionale o che inizia una fase determinata dell'operosità pratica o teorica nazionale.


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Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura
di Antonio Gramsci
pagine 299

   





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