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      (Come si vede, il Benvenuti non aveva altro punto di vista che quello della nazionalità e l'opera sua, se completa, sarebbe stata un censimento degli italiani all'estero; secondo me la ricerca deve essere di carattere qualitativo e cioè studiare come le classi dirigenti - politiche e culturali - di una serie di paesi, furono rafforzate da elementi italiani i quali contribuirono a crearvi una civiltà nazionale, mentre in Italia appunto una classe nazionale mancava e non riusciva a formarsi: è questa emigrazione di elementi dirigenti che rappresenta un fatto storico peculiare, corrispondente all'impossibilità italiana di utilizzare e unificare i suoi cittadini piú energici e intraprendenti). Il Benvenuti prendeva le mosse dall'anno 1000.
      Promossa dal Capo del Governo, affidata al ministero degli Affari Esteri, con la collaborazione del Reale Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, è in preparazione una voluminosissima pubblicazione intitolata L'Opera del Genio italiano all'estero. L'idea pare sia stata suggerita da Gioacchino Volpe che deve avere scritto il programma dell'opera (in un discorso all'Accademia, annotato in altro quaderno, il Volpe preannunziò questo lavoro). Nel programma si legge: «La Storia del genio italiano all'estero che noi vogliamo narrare trascura i tempi antichi staccati da noi da secoli oscuri e muove dalla civiltà che, spuntata dopo il Mille, ha raggiunto, sia pure tra soste e sussulti, i nostri giorni, rinnovellata da conquiste ideali e da conquiste politiche, donde l'odierna unità dell'anima e della patria italiana.


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Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura
di Antonio Gramsci
pagine 299

   





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