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      L'«Espero» per esempio, «per la filosofia» si propone «di ospitare i postidealisti, che eseguiscono con attenta critica dell'idealismo, e quei soli idealisti che sanno tener conto di tale critica». Il direttore di «Espero» è Aldo Capasso, ed essere postidealista è qualcosa come essere «contemporaneo», cioè proprio nulla. Piú chiaro, anzi forse il solo chiaro, è il programma di «Ottobre». Tuttavia tutti questi movimenti sarebbero da esaminare, snobismo a parte.
      Distinzione tra movimenti militanti, che sono i piú interessanti, e movimenti di retroguardia o di idee acquisite e divenute classiche o commerciali. Tra questi dove mettere l'«Italia Letteraria»? Non certo militante e neppure classica! Sacco di patate mi pare proprio la definizione piú esatta e appropriata.
     
     
      L'essere evolutivo finale. Aneddoto del corso di storia della filosofia del professor D'Ercole e dell'«essere evolutivo finale». Per quarant'anni non parlò che della filosofia cinese e di Lao-tse: ogni anno, «nuovi allievi» che non avevano sentito le lezioni dell'anno precedente e quindi occorreva ricominciare. Cosí tra le generazioni di allievi «l'essere evolutivo finale» diventò una leggenda.
      In certi movimenti culturali, che arruolano i loro elementi tra chi inizia solo allora la propria vita culturale, per il rapido estendersi del movimento stesso che conquista sempre nuovi adepti e perché i già conquistati non hanno autoiniziativa culturale, non pare possibile uscire mai dall'abc. Questo fatto ha gravi ripercussioni nell'attività giornalistica in generale, quotidiani, settimanali, riviste, ecc.; pare che non si debba mai superare un certo livello.


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Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura
di Antonio Gramsci
pagine 299

   





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