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      » L'aneddoto è stato raccontato anche in altra forma: che cioè il Ferri si ritenesse il piú adatto a giudicare obiettivamente e spassionatamente chi fosse piú grande genio, Wagner o Verdi, appunto perché non si intendeva affatto di musica.
     
      Può darsi che la conferenza di Ferri su Zola in cui è contenuta l'affermazione dell'«obiettività» basata sull'ignoranza, sia lo scritto Emilio Zola, artista e cittadino, contenuto nel volume I delinquenti nell'arte ed altre conferenze, pubblicato dall'Unione Tipogr. Ed. Torinese nel 1926 (seconda ediz. interamente rifatta in 8°, pp. XX-350, L. 35). Nel volume si potrà forse trovare qualche altro spunto «loriano» non meno caratteristico di quello «musicale». Nel volume d'altronde sono contenuti scritti che avranno significato per altre rubriche, come i Ricordi di giornalismo e La scienza e la vita nel secolo XIX.
     
     
      Guglielmo Ferrero. Ricordare gli spropositi contenuti nelle prime edizioni di alcuni suoi libri di storia: per es. una misura itineraria persiana creduta una regina, di cui si scrive la biografia romanzata, ecc. (Come sarebbe se tra mille anni, in un'epoca di puritanesimo, si scoprisse un'insegna da villaggio con su «Regia Gabella» e l'immagine di ragazza con la pipa in bocca diventasse una «Regina Gabella» ricettacolo di tutti i vizi). Del resto, il Ferrero non ha cambiato: nella sua Fine delle avventure, che è del 1930, mi pare, si crede possibile tornare alla «guerra dei merletti» e si esalta l'arte militare dei cicisbei.
     
     
      Credaro-Luzzatti.


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Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura
di Antonio Gramsci
pagine 299

   





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