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      Sai; nuovamente l'idea della censura epistolare mi toglie la spontaneità, come i primi tempi di Ustica. Spero di diventare «spudorato» come prima, ma ancora non ci riesco. Scrivi a Giulia che penso molto a lei e ai bambini, ma non riesco a scrivere, proprio; scriverei come un emarginatore di pratiche e ciò mi fa orrore.
     
      25.
     
      11 aprile 1927
     
      Carissima Tania,
      ho ricevuto le tue cartoline del 31 marzo e del 3 aprile. Ti ringrazio per le notizie che mi mandi. Attendo la tua venuta a Milano; ma, ti confesso, non voglio contarci troppo. Ho pensato che non è molto piacevole continuare la descrizione, intrapresa nella scorsa lettera, della attuale mia vita. È meglio che volta per volta ti scriva ciò che mi salta in testa, senza un piano prestabilito. Lo scrivere mi è anche diventato un tormento fisico, perché mi dànno degli orribili pennini, che grattano la carta e domandano un'attenzione ossessionante alla parte meccanica dello scrivere. Credevo di poter ottenere l'uso permanente della penna e mi ero proposto di scrivere i lavori ai quali ti ho accennato; non ho però ottenuto il permesso e mi dispiace insistere. Perciò scrivo solo nelle due ore e ½ o tre ore in cui si sbriga la corrispondenza settimanale (2 lettere); naturalmente non posso prendere appunti, cioè in realtà non posso studiare ordinatamente e con profitto. Leggicchio. Tuttavia il tempo passa molto rapidamente, piú di quanto pensassi. Sono trascorsi 5 mesi dal giorno del mio arresto (8 novembre) e due mesi dal giorno del mio arrivo a Milano.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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