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      Un amico mi scriveva da Milano, offrendomi un apparecchio radiofonico e domandandomi i dati tecnici per acquistarlo almeno della portata Ustica-Roma. In verità non capivo la domanda che mi si faceva all'ufficio e dissi di che si trattava; credevano che io volessi parlare con Roma e mi fu negato il permesso di far venire l'apparecchio. Piú tardi il podestà mi chiamò per conto suo, e mi disse che il Municipio avrebbe comprato l'apparecchio per conto proprio e perciò non insistessi; il podestà era favorevole a che mi fosse dato il permesso, perché era stato a Palermo e aveva visto che coll'apparecchio radiofonico non si può comunicare. Potevi tu immaginare tutto questo? No. Dunque nella mia osservazione non c'era neanche l'ombra di una malizia sul tuo conto. Non si può domandare a nessuno di immaginare cose nuove; si può invece domandare (dico cosí per dire) l'esercizio della fantasia per completare sugli elementi noti tutta la realtà vivente. Ecco dove voglio colpirti e farti arrabbiare. Tu, come tutte le donne in generale, hai molta immaginazione e poca fantasia e ancora, l'immaginazione in te (come nelle donne in generale) lavora in un solo senso, nel senso che io chiamerei (ti vedo fare un salto)... protettore degli animali, vegetariano, infermieristico: le donne sono liriche (per elevarci un po') ma non sono drammatiche. Immaginano la vita degli altri (anche dei figli) dal solo punto di vista del dolore animale, ma non sanno ricreare con la fantasia tutta un'altra vita altrui, nel suo complesso, in tutti i suoi aspetti.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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