Pagina (84/803)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Pazienza. Sai? Ho potuto avere i tuoi dolci (martedí, 26) e ti ringrazio ancora una volta; erano freschissimi e ottimi anche dal punto di vista dei miei poveri denti. Anch'io vorrei mandarti un regalo, ma non so come fare. Ho, con infinita pazienza, fabbricato un piccolo tagliacarte di legno. Il legno non è certo di prima qualità (tutt'altro), non ha neanche le fibre molto resistenti e compatte, ma l'oggettino mi pare riuscito abbastanza bene; e poi, ho raschiato per più di 15 giorni per ridurlo alla forma voluta, e vi ho immagazzinato qualche centinaio di lire di salario, a dir poco. In ogni caso, tu sai che ho a tua disposizione un piccolo tagliacarte. Ciò mi fa ricordare la storia dei manichini per il cucchiaio e la forchetta di corno, che ne sono sempre sprovvisti; la forchetta l'adopero abitualmente, anche senza manico: non cosí il cucchiaio, che mi spaventa con la sua mole e mi dà soggezione. Adopero invece gli altri due cucchiai di legno, di proporzioni modeste, uno per la minestra e l'altro per la frutta cotta (che non riesco però a farmi mandare regolarmente); cosí non adopero mai i due cucchiaini di corno, ma solo i due di legno che sono diventati nerissimi per il caffè. Dovrei ancora a questo proposito accennarti alla quotidiana tragedia della lavatura ed asciugatura delle posate, ma preferisco passarci sopra. - Ed ecco che ti ho proprio scritto una lettera in perfetto stile carcerario. La volta o le volte prossime ti scriverò di cose ben piú gentili: il canto degli augelletti al tramonto e all'alba, il rapido germogliare dei fagioli e dei giaggioli nel cortile dove prendo l'aria ogni mattina, i mutamenti di luminosità nella mia cella a seconda della posizione del sole sull'orizzonte, ecc. ecc.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803