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      Ti abbraccio teneramente, con la speranza di vederti tra breve.
      Antonio
     
      38.
     
      25 luglio 1927
     
      Carissima Tania,
      ho ricevuto, questa settimana, solo una lettera della Ester. Ieri, domenica, ero proprio convinto che saresti venuta al colloquio. Non devi credere, però, carissima, che io mi sia mai irritato perché tu non hai ancora potuto venire a vedermi, e che abbia, in qualsiasi modo, pensato che il ritardo sia stato causato da tua poca diligenza. Mi è sembrato di leggere un qualcosa del genere nella lettera della Ester. No. Sono stato nervoso perché non avevo tue notizie regolarmente e perché le notizie erano vaghe e incerte. Capivo che tu mi scrivessi come mi scrivevi, perché ho visto altre volte come dai poca importanza alla tua salute, ma non capisco come la Ester almeno non capisse di dovermi scrivere con una certa concretezza. Anche adesso capisco poco. Ester mi aveva scritto che tu avevi già subito l'operazione dell'appendicite; dalla tua ultima lettera appare invece che l'operazione non ha avuto luogo ancora. Questa incertezza devi poi metterla in rapporto al fatto che alla fine di maggio e per quasi tutto giugno io credevo di dover partire per Roma da un giorno all'altro. Puoi immaginare il mio stato d'animo in simili condizioni. Qualche momento ero veramente furibondo. Quei «benino», che mi scrivevate, mi facevano da aculeo. Sai, al mio paese si racconta questa storia: - Il governo, attraverso i prefetti, inviò a tutti i Municipi, molto tempo fa, una circolare dove si domandava a quale distanza dall'abitato si trovasse il cimitero.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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