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      Cara Tania, spero di trovarti un po' meglio dell'ultima volta; mi sembrasti un po' febbricitante. Ti aspetto mercoledí.
      Ti abbraccioAntonio
     
      51.
     
      3 ottobre 1927
     
      Carissima mamma,
      ho ricevuto l'assicurata del 26 settembre; ringrazia tanto Carlo. Ho ricevuto pure la predica di prete Poddighi, ma essa non è molto divertente; certo non c'è l'umorismo fresco e paesano di quella al «populu de Masuddas». Con uno sforzo di memoria, nonostante che l'abbia sentito poche volte, sono riuscito a ricordarmene interi brani e perciò te l'avevo domandata. E ite cou no mais bogau - chi si nci boghint is ogus - e un arrogu e figau - ecc. ecc.; questo mi piace molto. Credo di averti scritto qualche lettera che non hai ricevuto: non so spiegarmi altrimenti la mancanza di notizie. Non sono stato ammalato e non mi sento male. In quest'ultimo tempo ho rinunziato alla lettura dei giornali quotidiani per poter andare qualche ora in compagnia di altri detenuti. La compagnia, come puoi immaginare, è quale può offrirla il carcere, perché non è permesso andare con altri detenuti politici: si tratta cioè di imputati di reati comuni. Tuttavia trovo un po' di svago e il tempo passa piú rapidamente.
      Mia cognata è uscita dall'ospedale e viene a visitarmi di tanto in tanto. È ancora in convalescenza e fa dei grandi sacrifizi per me. Ogni giorno viene al carcere e mi manda qualche cosettina prelibata da mangiare: della frutta, della cioccolata, dei latticini freschi. Poverina, non riesco a convincerla di non affaticarsi tanto e di pensare un po' piú alla sua salute.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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