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      Avrei dovuto insistere con maggiore energia per farti ripartire e non permettere che trascorressi la cattiva stagione a Milano. Queste nebbie e questa umidità sono deleterie per un temperamento come il tuo. Veramente sono pieno di rimorsi. Eppoi, tu, che mi predichi ogni settimana di curarmi, di mangiare ecc. ecc., non devi avere nessuna cura di te stessa e devi sperperare le tue energie in un mucchio di movimenti inutili o almeno non necessari. Basta. Non voglio ancora scriverti dei rimproveri. Ho già l'impressione che la mia lettera di 15 giorni fa abbia immediatamente contribuito a farti star male. Vorrei invece farti stare allegra, o almeno farti sorridere. Ma non è facile per me, in questo momento. Il saperti indisposta costringe il corso dei miei pensieri in un solco poco allegro e d'altronde non voglio fare il «giornalista» con te. Spero di vederti al colloquio prima ancora che abbia ricevuto questa lettera.
      Ti abbraccio teneramenteAntonio
     
      77.
     
      30 gennaio 1928
     
      Carissimo Berti,
      ho ricevuto la tua lettera del 13 una settimana fa, quando però avevo già esaurito le due lettere regolamentari. Nessuna novità da parte mia. Il solito squallore e la solita monotonia. Anche la lettura diventa sempre piú indifferente. Naturalmente, leggo ancora molto, ma senza interesse, meccanicamente. Nonostante che sia in compagnia, leggo un libro al giorno e anche piú. Libri disparati, come puoi immaginare (ho riletto persino L'ultimo dei Mohicani di Fenimore Cooper), cosí come li distribuisce la biblioteca a pagamento del carcere.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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