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      Ti pare giusto? In questo caso mi sento kantiano fino alla punta dei capelli: «Non domandare agli altri di fare ciò che non saresti disposto a fare tu stesso». Poiché le nostre condizioni sono le stesse. Tu, poi, sei indubbiamente piú convinta di me della moralità delle massime assolute di Kant e dovresti inoltre ricordare il principio professionale: «Medice, cura te ipsum». Insomma, non devi costringermi a farti degli ultimatum. Perché sono capace non solo di interrompere le iniezioni, ma anche di non andare piú al colloquio se mi persuado della tua poca saggezza e di incaricare la signora Pina di tirarti ben bene i capelli.
      Cara Tania, spero davvero che non farai niente che sia contrario ai consigli del medico. Il saperti indisposta aumenta le tante preoccupazioni che mi assillano; quando ho saputo che stavi male sono stato quattro o cinque giorni talmente furioso contro me stesso che non rivolgevo piú neanche la parola a Tulli. Se vuoi che io sia tranquillo, devi mostrarmi di stare bene e sul serio, perché io non posso non pensare di essere la origine di ogni tuo malessere. E una cosa devi promettermi assolutamente. È possibile che io parta anche prima di rivederci: non è poi una cosa molto grave, perché ci rivedremo a Roma. Tu devi fare il viaggio nelle migliori condizioni possibili. Devi prendere un posto nell'espresso, con la cuccetta per dormire. Col biglietto di seconda classe, il letto costava 60 lire e non credo sia aumentato di prezzo: bisogna prenotarlo qualche giorno prima.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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