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      Insomma il povero evangelista fu convinto, che mentre aveva paura di diventare un asiatico, in realtà egli, senza accorgersene, stava diventando un negro e che tale processo era terribilmente avanzato, almeno fino alla fase di meticcio. Non so quali risultati siano stati ottenuti: penso però che non sia piú capace di rinunziare al caffè con contorno di jazz e che d'ora innanzi si guarderà piú attentamente nello specchio per sorprendere i pigmenti di colore nel suo sangue.
      Cara Tania, ti auguro di ristabilirti bene e presto: ti abbraccio.
      Antonio
     
      84.
     
      27 febbraio 1928
     
      Carissima Giulia,
      ho ricevuto la tua lettera del 26-XII-1927, con la postilla del 24 gennaio e l'unito bigliettino. Sono stato proprio felice di ricevere queste tue lettere. Ma ero già diventato piú tranquillo da qualche tempo. Sono molto cambiato, in tutto questo tempo. Ho creduto in certi giorni di essere diventato apatico e inerte. Penso oggi di aver sbagliato nell'analisi di me stesso. Cosí non credo neanche piú di essere stato disorientato. Si trattava di crisi di resistenza al nuovo modo di vivere che implacabilmente si imponeva sotto la pressione di tutto l'ambiente carcerario, con le sue norme, con la sua routine, con le sue privazioni, con le sue necessità, un complesso enorme di piccolissime cose che si succedono meccanicamente per giorni, per mesi, per anni, sempre uguali, sempre con lo stesso ritmo, come i granellini di sabbia di una gigantesca clepsidra. Tutto il mio organismo fisico e psichico si opponeva tenacemente, con ogni sua molecola, all'assorbimento di questo ambiente esteriore, ma ogni tanto bisognava riconoscere che una certa quantità della pressione era riuscita a vincere la resistenza e a modificare una certa zona di me stesso, e allora si verificava una scossa rapida e totale per respingere d'un tratto l'invasore.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Tania Giulia