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      Mi addolora molto questo disordine per le ripercussioni che ha nel tuo spirito. Ma tu non devi sempre pensare alle ipotesi peggiori e crucciarti continuamente. Tu capisci che se stessi male, se mi sentissi indisposto in qualsiasi maniera o grado, ti avvertirei subito, perché penso che non avvertendoti farei ancora peggio e la notizia improvvisa di una mia malattia diventerebbe ancor piú allarmante per te. Cosí hai torto di pensare che io sia sempre cupo e in preda a chissà quale disperazione. Ma no, ma no. Naturalmente non sto sempre a ballare di gioia e a ridere continuamente, ma neanche sono sempre cupo e disperato come un corvo appollaiato su un cipresso del cimitero. Sono proprio tranquillo e sereno, come deve essere chi ha la coscienza tranquilla e vede la vita senza illusioni. Proprio mi dispiace che tu sia ossessionata dal pensiero che io mi disperi; se si trattasse di altri che di te dovrei offendermi e ritenermi insultato a sangue. Caspita, non sono un bambino, ti pare?, che si sia messo nei pasticci inconsideratamente e per leggerezza. Vedi, stavo per eccitarmi e incominciavo a gridare contro di te! Ma, insomma, come posso convincerti che devi mantenerti tranquilla e serena anche tu? Bisogna strapazzarti un po' per ottenerlo?
      Mi dispiace che sia morta zia Nina Corrias. Povera donna. Credo che fosse molto brava, nonostante qualche sua innocente posa di superiorità continentale. E poi, ha certamente contribuito a svecchiare un po' l'ambiente di Ghilarza, senza paura di urtare pregiudizi, istituzioni e persone.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Nina Corrias Ghilarza