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      Mi auguro che continui cosí e che tale sollecitudine si estenda a tutta la corrispondenza. La mia povera mamma è invece disperata, perché da due mesi non riceve mie lettere; il 27 febbraio non aveva ancora ricevuto una lettera mia del 9 gennaio, che ricordo assolutamente di aver scritto, e cosí pensa che io sia gravemente ammalato e nell'impossibilità materiale di scrivere.
      Faccio tutti i miei complimenti per le forze riacquistate che ti hanno permesso di levarti e di camminare. Ma tu sei troppo ottimista per principio e credi troppo in una specie di giustizia cosmica! Sarà meglio che abbi pazienza e che aspetti di essere completamente ristabilita, fuori da ogni pericolo di ricadute e di complicazioni. Devi essere proprio assennata! Altrimenti prenderò dei provvedimenti draconiani contro i tuoi capelli, senza preoccuparmi o commuovermi dei rimproveri di barbarie!
      Ho letto con molto interesse la tua lettera, per le osservazioni che hai potuto fare e per le nuove esperienze. Penso che non sia necessario raccomandarti l'indulgenza e non solo l'indulgenza pratica, ma anche quella dirò cosí spirituale. Io sono sempre stato persuaso che esiste una Italia sconosciuta, che non si vede, molto diversa da quella apparente e visibile. Voglio dire - poiché questo è un fenomeno che si verifica in tutti i paesi - che il distacco tra ciò che si vede e ciò che non si vede è da noi piú profondo che nelle altre cosidette nazioni civili. Da noi la piazza, con le sue grida, i suoi entusiasmi verbali, la sua boria, soverchia il chez soi molto piú che altrove, relativamente.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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