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      Ecco la base di questo egoismo di generazioni, che assume talvolta aspetti di spaventevole crudeltà. Sette od otto mesi fa i giornali riferivano questo episodio efferatissimo: un padre che aveva massacrato tutta la famiglia (la moglie e 3 bambini) perché, ritornato dai lavori dei campi, aveva trovato la cena scarsa divorata dalla famelica nidiata. Cosí, su per giù alla stessa data, a Milano si svolse un processo contro marito e moglie che avevano fatto morire il figliolino di 4 anni, tenendolo legato per mesi al piede del tavolo con del filo di ferro. Si capiva, dal dibattimento, che l'uomo dubitava della fedeltà della moglie e che questa, piuttosto che perdere il marito difendendo il bambino dai maltrattamenti, si accordò per la sua soppressione. Furono condannati a 8 anni di reclusione. Questo è un tipo di reato che una volta era considerato nelle statistiche annuali della criminalità con una voce apposita; il senatore Garofalo considerava la media di 50 condanne all'anno per tali reati come solo un indice della tendenza criminale, perché i genitori colpevoli riescono il piú delle volte a eludere ogni sanzione, per il costume generale di badare poco all'igiene e alla salute dei bambini e per il diffuso fatalismo religioso che porta a considerare quasi come una particolare benevolenza del cielo l'assunzione di nuovi angeletti alla corte divina. Questa, purtroppo, è la ideologia piú diffusa e non fa maraviglia che ancora, sia pure in forme attenuate ed addolcite, si rifletta anche nelle città piú progredite e moderne.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Milano Garofalo