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      Sono contento delle buone notizie che mi dai sulla tua salute; non credo però che ci si possa vedere prima della mia partenza. D'altronde io desidero che tu non ti arrischi a uscire dall'ospedale, prima di essere in condizioni migliori e di assoluta sicurezza per la gamba. Penso che tu devi stare molto tranquilla e aspettare che mi abbiano assegnato a una casa di pena, dopo il processo. Da Roma potrebbero anche rimandarmi nell'alta Italia e quindi tu da Milano potresti venire senza troppi disturbi di viaggio.
      Non ti ho indirizzato prima le lettere all'ospedale, perché mi avevano detto che dovevi essere trasportata all'Ospedale Maggiore da un giorno all'altro: nell'incertezza d'indirizzo, ho preferito continuare a scriverti a casa.
      Le mie osservazioni a una tua lettera con la data del 2 febbraio non tendevano per nulla a «farti arrossire» per il modo di compilazione, per la forma letteraria. Di queste cose mi importa assai poco. Io avevo l'impressione che dalla busta mancasse un foglietto, forse perduto durante la revisione. A questo proposito tu non mi scrivi nulla. Ti ho descritto la lettera minuziosamente per fartela ricordare, poiché aveva la data del 2 febbraio e la mia risposta non ti sarebbe arrivata che a due mesi da tale data. Per le notizie che mi trasmettevi, hai ragione: devi scrivermi tutto, anche il lato brutto delle cose.
      Ti avverto che ho mandato fuori il paltò da inverno: vorrei che fosse smacchiato. Ho mandato fuori anche una grossa maglia. Credo sia bene che tu faccia consegnare all'avv.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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