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      Che sarebbero fastidi, poi, se in te non ci fosse qualcosa di Giulia e io non pensassi a te in una con Giulia. Vedi? È una specie di pirandellismo epistolare, questo. Cara, ti abbraccio teneramenteAntonio
     
      Sai che mi fa uno stranissimo effetto sentirmi chiamare Nino da te: cosí mi chiamavano a casa tanto tempo fa e cosí mi scrive mia madre e Carlo. Mi fa anche un po' ridere, perché si tratta, nella mia vita, di uno scenario vecchissimo e anacronistico.
     
      106.
     
      6 agosto(5) 1928
     
      Carissima Tania,
      ho ricevuto le tue lettere del 31 agosto e del 10 e 3 settembre dopo che ti avevo già scritto (- ti ho scritto il 27 agosto e ho spedito con raccomandazione; il 3 sett. tu non avevi ancora ricevuto questa mia lettera; tienimi informato perché io possa reclamare in caso di smarrimento -). Ho domandato di scriverti questa lettera straordinaria per vedere di fermare l'alluvione di iniziative che d'improvviso tu hai scatenato. Ma che cosa ti è saltato in testa? Appena giunto a Turi ti ho scritto di «non inviarmi nulla che io prima non ti avessi richiesto». Il Direttore del carcere, in una udienza, mi ha detto di aver sottolineato questa frase, per metterla piú in rilievo. Tu mi hai risposto che andava bene, che ti saresti attenuta a questa norma; perché poi hai mutato parere? Lo stesso si dica per l'affare di Soriano. Prima mi accenni alla cosa, assicurandomi che non avresti fatto nulla senza il mio consenso preventivo; poi mi scrivi d'averne parlato al Ministero. Perché fai cosí? Oggi la collera mi è passata, perché ho ricevuto i 4 pacchi e ho dovuto, se non altro, ridere della tua amorevole ingenuità, ma ti assicuro che nei giorni scorsi sono stato proprio male.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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