Pagina (262/803)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      .. un negriero che palpa una bestia da lavoro. L'ho proprio scritto, cosí come ho pensato tante volte. D'altronde se l'ho pensato, tanto vale anche scriverlo. Non dovrei pensarlo; ma sarà perché ancora in me sopravvivono, allo stato di sentimenti repressi, molte concezioni passate, superate criticamente, ma non ancora cancellate del tutto. Certo molte volte mi ossessiona il pensiero che a te sono toccati i pesi piú duri della nostra unione, piú duri obbiettivamente, sia pure, ma questa è una distinzione e allora non posso pensare alla tua forza, che ho ammirato tante volte, anche senza dirtelo, ma sono invece portato a pensare alle tue debolezze, alle tue possibili stanchezze, con un grande struggimento di tenerezza, che potrebbe esprimersi in una carezza, ma difficilmente in parole. Eppoi, sono ancora molto invidioso, perché anch'io non posso godere la prima freschezza delle impressioni sulla vita dei bambini, e aiutarti a guidarli e a educarli. Io ricordo molte piccole cose della vita romana di Delio e anche dei principii dai quali tu e Genia partivate nel trattare con lui e ci ripenso e cerco di svolgerli e di adattarli a nuove situazioni. Sempre arrivo alla conclusione che in voi ha lasciato grande impressione Ginevra e l'ambiente saturato di Rousseau e del dott. Fulpius, che doveva essere tipicamente svizzero, ginevrino e roussoiano. Ma mi sono allontanato troppo (forse ti scriverò un'altra volta su questo argomento, se ti interessa) e magari ti ho stuzzicato con Rousseau che un'altra volta (ricordi?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Delio Genia Ginevra Rousseau Rousseau