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      Cara Tatiana, non arrabbiarti troppo di queste mie divagazioni.
      Ti abbraccio teneramente.
      Antonio
     
      155.
     
      16 giugno 1930
     
      Carissima Tatiana,
      ho avuto poco fa il colloquio con mio fratello e ciò ha determinato un corso a zig-zag dei miei pensieri. È stata davvero una novità straordinaria, alla quale non ero neanche minimamente preparato: non avrei creduto possibile di rivedere mio fratello a Turi. Sono stato molto contento, anche perché con Gennaro sono stato molto piú amico che col resto della famiglia. Intanto però non so cosa scrivere a te. Mi accontenterò di qualche cosettina. Da Gennaro ho saputo che mangi veramente poco: egli ne è rimasto colpito e spontaneamente me ne ha accennato (non c'è stata malizia alcuna da parte mia e non l'ho neanche interrogato in proposito: quindi il suo giudizio ha molta importanza: - tu mangi cosí pochino, che dài subito nell'occhio e ciò è molto grave). Bisogna cambiare e curarsi, per avere il diritto di far le prediche a me.
      Una cosa che mi ha fatto molto ridere nell'ultima tua cartolina è la tua affermazione di sapere che io ci tengo a che mi si facciano gli auguri per il mio onomastico. Non so chi ti abbia rivelato questo segreto che tenevo accuratamente nascosto nelle piú intime latebre del piú profondo subcosciente; tanto nascosto e tanto segreto che dall'età di sei anni non sapevo neppure piú di custodire (solo fino ai sei anni ho ricevuto dei regali per il mio onomastico). Ho paura che tu scoprirai chissà quale altra mia piaga nascosta: forse quella di farmi frate trappista o di inscrivermi alla Compagnia di Gesú. (Un solo segreto desiderio io ti voglio rivelare, che mi ha sempre tormentato, che non sono mai riuscito a soddisfare e che forse, ahimè, non soddisferò mai: quello di mangiare una frittura mista di rognoni e di cervello di babirussa e di rinoceronte!


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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