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      Intanto scrivo delle note, anche perché la lettura del relativamente poco che ho mi fa ricordare le vecchie letture del passato. D'altronde la cosa non è nuova completamente per me, perché dieci anni fa scrissi un saggio sulla quistione della lingua secondo il Manzoni e ciò domandò una certa ricerca sull'organizzazione della cultura italiana, fin da quando la lingua scritta (il cosí detto medio latino, cioè il latino scritto dal 400 dopo C. al 1300) si staccò completamente dalla lingua parlata dal popolo, che, cessata la centralizzazione romana, si franse in infiniti dialetti. A questo medio latino successe il volgare, che fu nuovamente sommerso dal latino umanistico, dando luogo a una lingua dotta, volgare per il lessico, ma non per la fonologia e tanto meno per la sintassi che fu riprodotta dal latino: cosí continuò ad esistere una doppia lingua, quella popolare, o dialettale, e quella dotta, ossia la lingua degli intellettuali e delle classi colte. Lo stesso Manzoni, nel rifare i Promessi Sposi e nelle sue trattazioni sulla lingua italiana, tenne, in realtà, conto di un solo aspetto della lingua, il lessico, e non della sintassi che poi è l'essenziale parte di ogni lingua, tanto vero che l'inglese sebbene abbia piú del 60% di parole latine o neolatine è lingua germanica, mentre il rumeno sebbene abbia piú del 60% di parole slave è lingua neolatina, ecc. Come vedi l'argomento mi interessa tanto, che mi sono lasciato prendere la mano. - 2° Per le riviste: la «Bibliografia fascista» non mi è tanto utile perché le riviste bibliografiche che ricevo sono compilate dagli stessi scrittori e i libri recensiti sono gli stessi.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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