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      - Non metterti in testa di mandarmi il «gioddu» o qualcosa di simile perché non saprei che farmene. Se poi tu credi che sia facile preparare il «gioddu», che veramente al mio paese chiamano «mezzoradu», (cioè latte migliorato: «gioddu» è parola sassarese che capiscono solo in un angolo molto piccolo della Sardegna) ti sbagli di grosso: tanto è difficile che nel continente lo preparano solo degli specialisti bulgari e lo chiamano infatti «Yogurt» o latte bulgaro; quello che vendono a Roma è addirittura repugnante in confronto di quello che preparano i pastori sardi. Ti assicuro che nelle mie condizioni non c'è niente né di allarmante né di grave, tutt'altro: da una diecina di giorni non ho piú avuto dolori e si è attenuato anche il mal di capo.
      Invece Carlo mi ha informato che tu non hai per nulla messo un ordine nella tua vita materiale: che mangi quando ti capita e talvolta te ne dimentichi ecc. Questa mi pare una cattiva azione da parte tua, poiché ti eri impegnata a regolare la tua alimentazione in modo da costituire una riserva di forze fisiche che ti permettesse di far il viaggio fino a Mosca. Io avevo creduto alle tue promesse e adesso mi dispiace di averti creduto; vuol dire che sono stato ingenuo, ingenuo come uno dei primi poeti italiani che ha scritto:
      Molte sono le femmine che hanno dura la testaMa l'uomo con parabole le dimina e ammonesta.
      Altro che parole: ci vorrebbe qualche «bellissimo kurbasc» come diceva sempre un beduino confinato a Ustica quando mi parlava dei suoi rapporti con le mogli e le donne della sua kabila.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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