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      È evidente che le mie osservazioni erano rivolte non a Mea, ma a chi la educa e la dirige; in questo caso piú che mai mi pare che sia l'educatore che deve essere educato. Ho letto con interesse la lettera ad Ali Camun che mi hai inviato; mi ha fatto piacere constatare che non ci sono errori d'ortografia. Per il resto non mi pare gran cosa: è una raccolta di luoghi comuni, e non ho trovato nulla di originale e di fresco: non ho trovato neanche nulla di infantile, di ingenuo all'infuori dell'assenza di logica e dell'abbondanza di contraddizioni. Che sia gloriosa la storia di una regione che ha sempre appartenuto a molti dominatori e che non ha mai avuto una storia propria, non lo diceva neanche il maestro cavalier Pietro Sotgiu, quando ci faceva cantare: «Fulminar la superba Aragona, - t'han veduto le attonite genti, - rinnovar gli obliati portenti - del romano e del greco valor». A noi, ricordo, non riusciva di immaginare queste «genti attonite» per l'eroismo del marchese di Zuri: piuttosto piaceva Pasquale Tolu e anche Derosas che sentivamo piú «sardi» anche della grande Eleonora. Immagino che Ali Camun penserà poco ai vecchi Faraoni e ammirerà di piú qualche «brigante» moderno, che ha sterminato i soldati inglesi che opprimevano il suo paese.
      Cara Teresina, ti auguro la miglior salute per i tuoi bambini: mandami altre notizie sull'incidente capitato a papà, che spero non abbia avuto una scossa psicologica troppo forte. Abbraccio tutti di casa, specialmente la mamma.
      Antonio
     
      Carlo non ha ancora scritto da Milano.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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