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      Perché non è poi vero che tu sola fossi passiva. Ricordo, per esempio, che una volta ci fu una quasi scenata della «terribile signora Ciccone», come diceva Delio, che io avevo previsto. Tu dicesti allora che, avendola prevista, avrei dovuto impormi a te e che una tale imposizione ti avrebbe fatto piacere o qualcosa di simile; insomma volevi dire che non era giusto che qualche volta (quando sapevo di aver ragione) io non ti facessi sentire la mia volontà. Ricordo che questo tuo parlare mi fece molta impressione (eravamo però negli ultimi giorni della tua permanenza a Roma) e mi fece riflettere. Ciò significava giustamente che il cosí detto rispetto della personalità altrui talvolta diventa una forma di «estetismo» per cosí dire, cioè l'«altro» diventa un «oggetto» talvolta, proprio quando si crede che piú si abbia rispetto per la sua soggettività. In conclusione: il mondo è grande e terribile e complicato, e noi stiamo diventando di una saggezza che diventerà proverbiale. Almeno io credo di essere ormai diventato piú saggio di Lao-tse, che quando nacque, aveva già il sapere e la compostezza di un uomo di 80 anni; credo di aver dimenticato completamente a tirar sassi e ad acchiappar lucertole. Delio e Giuliano sanno poi tirare i sassi lontano, farli zufolare, farli rimbalzare quattro e cinque volte nell'acqua? Mi dispiace di non aver potuto insegnar loro tutte queste abilità e altre ancora. Credo che da questo punto di vista essi siano stati tirati su un po' troppo da femminucce.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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