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      - Carlo non mi ha scritto dal mese di marzo, cioè da quando è stato a Turi. Anche da Ghilarza non mi scrivono da un pezzo; non hanno risposto a 3 mie lettere. Tu sei il mio solo corrispondente da qualche mese, ma ho paura che se continui a fare esperimenti dietetici come quelli che mi descrivi nella tua lettera del 6 agosto, farai la fine del cavallo di monsignor Perrelli. Ma che ti salta in testa di inventare tante bizzarrie? Se tu stessa scrivi di mangiar poco, ciò significa che mangi quasi nulla. Da questo punto di vista, io mangio tutto ciò che mi passa il carcere; ho meno appetito, ma mangio lo stesso tutta la razione. - In una cartolina del 2 agosto accenni ad alcuni documenti che riguardano il mio processo (i ricorsi di Umberto) che l'avvocato (quale avvocato?) pensa sarebbe utile io vedessi. Perché l'avvocato, questo avvocato x non mi spedisce egli stesso questi documenti? Penso sia il modo piú semplice di fare le cose.
      Ti abbraccioAntonio
     
      205.
     
      17 agosto 1931
     
      Carissima Tatiana,
      ti ho accennato, la volta scorsa, a una certa indisposizione che mi tormentava. Te la voglio oggi descrivere il piú oggettivamente che mi sarà possibile e con tutti quei particolari che mi sembrano essenziali. Incominciò cosí: - all'una del mattino del 3 agosto, proprio 15 giorni fa, ebbi uno sbocco di sangue, all'improvviso. Non si trattò di una vera e propria emorragia continuata, di un flusso irresistibile come ho sentito descrivere da altri: sentivo un gorgoglio nel respirare come quando si ha del catarro, seguiva un colpo di tosse e la bocca si riempiva di sangue.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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