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      Ovvero ti avrei potuto porre la quistione di sapere chi è il «vero» ebreo o l'ebreo «in generale» e anche l'uomo «in generale» che non credo si trovi in nessun museo antropologico o sociologico. E anche cosa significhi oggi per gli ebrei la loro concezione di dio come «dio degli eserciti» e tutto il linguaggio della Bibbia sul «popolo eletto» e la missione del popolo ebreo che rassomiglia al linguaggio di Guglielmone prima della guerra. Marx ha scritto che la quistione ebrea non esiste piú da quando i cristiani sono diventati tutti ebrei assimilando ciò che è stata l'essenza dell'ebraismo, la speculazione, ossia che la risoluzione della quistione ebrea si avrà quando tutta l'Europa sarà liberata dalla speculazione ossia dall'ebraismo in genere. Mi pare l'unico modo di porre la quistione generale, a parte il riconoscimento del diritto per le comunità ebraiche dell'autonomia culturale (della lingua, della scuola ecc.) e anche dell'autonomia nazionale nel caso che una qualche comunità ebraica riuscisse in un modo o nell'altro, ad abitare un territorio definito. Tutto il resto mi pare misticismo di cattiva lega, buono per i piccoli intellettuali ebrei del sionismo, come la quistione della «razza» intesa in altro senso che non sia quello puramente antropologico; già al tempo di Cristo gli ebrei non parlavano piú la loro lingua, che si era ridotta a lingua liturgica, e parlavano l'aramaico. Una «razza» che ha dimenticato la sua lingua antica significa già che ha perduto la maggior parte dell'eredità del passato, della primitiva concezione del mondo e che ha assorbito la cultura (con la lingua) di un popolo conquistatore; cosa significa dunque più «razza» in questo caso?


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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