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      A Roma, dove il ghetto è durato fino al 70 e dove l'esistenza del Vaticano ha continuato una tradizione di esclusione e nell'Europa agricola orientale, dove la segregazione ebraica, anche senza ghetti, continua di fatto.
      Aspetto qualche tua lunga lettera. Tu non mi informi mai della tua salute. Ti abbraccio teneramente.
      Antonio
     
      222.
     
      9 novembre 1931
     
      Carissima Tania,
      ti scrivo proprio nel quinto anniversario del mio incarceramento. Cinque anni è pure un bel gruppetto di anni e inoltre si tratta di cinque anni dell'età piú produttiva e piú importante nella vita di un uomo. D'altronde ormai sono trascorsi e non ho nessuna voglia di fare un bilancio dei profitti e perdite né di lagrimare amaramente su tanta parte dell'esistenza andata al diavolo. Mi pare tuttavia che essi coincidano largamente con un periodo determinato della mia vita fisiologica, cioè siano stati necessari per ridurre l'organismo alle condizioni carcerarie. Il malessere che sento da tre mesi a questa parte è certo l'inizio di un periodo in cui la vita carceraria si farà sentire piú duramente, come un qualche cosa di sempre attuale, che opera permanentemente per distruggere le forze. - Credo che il pacco di medicinali che mi scrivi di aver spedito sia già arrivato e che tra qualche giorno potrò averne il contenuto. Poiché si è rinnovato lo scirocco, ho nuovamente avuto delle manifestazioni acute di sofferenza e quindi aspetto di avere a disposizione le medicine che almeno mi diano un sollievo. Mi ero dimenticato di scriverti pregandoti di mandarmi ancora delle cartine per sigarette.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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