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      Una delle cose piú importanti per me è di poter rimanere isolato in una cella; la vita in compagnia mi uccide, esaltando il sistema nervoso fino alle convulsioni. Sono stato in compagnia nei transiti e poi una quindicina di giorni appena giunto a Turi e conosco ciò che mi capita: intanto non riesco a chiudere occhio per tutta la notte, perché o l'uno o l'altro coi suoi movimenti mi tiene in uno stato permanente di irritazione nervosa che peggiora di giorno in giorno fino alle convulsioni. Essere stato isolato da tre anni, aver potuto crearmi delle abitudini, senza dover venire a compromessi con coabitatori, ha certamente impedito che le mie condizioni fisiche tracollassero già precedentemente. Inoltre lo stare isolato è una condizione per aver da scrivere e quindi per poter studiare con un certo metodo. A Soriano non ci sono che camerate di almeno 10 persone, ma che possono giungere anche a 30; per me sarebbe come stare sempre in una fiera. D'altronde Soriano è ancora piú ventoso di Turi, senza contare che gli inverni vi sono molto rigidi e che si sta persino 15-20 giorni senza andare al passeggio, passeggio che normalmente è cortissimo, un terzo di quello che si può avere qui. Credi che io non faccio altro che calcoli puramente utilitari e che finora non mi è nata la volontà del suicidio; perciò se si potesse trattare di un qualsiasi miglioramento, sia pure relativo e nel complesso, io medesimo ti pregherei di fare qualcosa. - Non so cosa vuoi dire con le «rose della Palestina»; se intendi dire che vuoi spedirmi delle piante da coltivare, non farne nulla.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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