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      Ciò capita anche a me. Siccome devo scrivere a giorno fisso ed entro un orario fisso, anche se proprio in quel momento non ne ho voglia o mi sento indisposto, mi capita di dimenticare, proprio allora che occorrerebbe ricordare, delle cose che prima avevo pensato di scrivere ecc. Anzi ti prego sempre di tener conto di questo fatto: che appunto scrivo a orario fisso e talvolta devo accelerare la scrittura a rotta di collo per finire in tempo; tutto ciò determina uno speciale stato di nervosismo che si riflette nelle lettere e nella loro forma frettolosa e incoerente. - Cosí a proposito delle ultime sopracalze che mi hai mandato. In realtà io le ho appena viste e non le ho neppure prese in mano quando arrivarono. Devi tener presente che in cella si può tenere pochissima roba, il puro necessario. Quando giunge qualche pacco o pacchetto, si è chiamati per assistere all'apertura e per controllare che tutto sia in ordine. Si porta via qualche cosa con sé, se si dimostra di averne bisogno immediatamente; la regola è che si riporta il «vecchio» e si prende il nuovo. Perciò mi capita qualche volta di «scoprire» nel magazzino degli oggetti che mi ero dimenticato di possedere ecc. (certo devo avere del cioccolato di un anno fa almeno, perché ne mangio pochissimo e mi dimentico di riprenderne dopo aver consumato la «razione» ricevuta, ecc.). Avendo dunque appena visto le sopracalze ti scrissi che mi sembravano di «traliccio»; perché? Le sopracalze servono non solo per proteggere le calze dall'attrito con le scarpe, ma anche per proteggere la pelle dall'umidità, poiché le scarpe, anche se nuove, sono mal confezionate e l'acqua filtra dalla suola e dalle cuciture.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803