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      Io credo, dunque, che una persona di cultura (nel senso tedesco di questa parola), un elemento attivo della società, come è certamente Giulia e non solo per ragioni ufficiali, perché nella sua borsetta ha una tessera che la suppone socialmente attiva, debba essere e sia il solo e migliore medico psicanalitico di se stesso. Cosa significa, per esempio, ciò che ella scrive, che cioè deve studiare ecc. Ognuno deve, sempre, studiare e migliorare se stesso teoricamente e professionalmente, come esplicatore di una attività produttiva; perché credere che questo sia un problema personale, un indice della propria inferiorità? Ognuno elabora e sgomitola ogni giorno la propria personalità e il proprio carattere, lotta con istinti, impulsi, tendenze deteriori e antisociali e si conforma a un sempre superiore livello di vita collettivo. Non c'è in ciò nulla di eccezionale, di individualmente tragico. Ognuno impara dai suoi prossimi e affini, cede e acquista, perde e guadagna, dimentica e accumula nozioni, tratti e abitudini. Giulia scrive che oggi non si difenderebbe piú contro un mio possibile influsso intellettuale e morale e perciò si sente piú unita. Ma io non credo che anche nel passato si sia difesa nella misura e nel modo drammatico che ella crede. E, d'altronde, forse che io non mi sono difeso dal suo influsso e nello stesso tempo non ho acquistato e modificato me stesso a contatto con la sua personalità? Io non ho mai teorizzato e non mi sono angustiato di questo processo in me stesso, ma non perciò il processo non si è verificato a mio vantaggio.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Giulia