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      La novità del Croce, come stile, è nel campo della prosa scientifica, nella sua capacità di esprimere con grande semplicità e con grande nerbo insieme, una materia che di solito, negli altri scrittori, si presenta in forma farraginosa, oscura, stiracchiata, prolissa. Lo stile letterario esprime uno stile adeguato nella vita morale, un atteggiamento che si può chiamare goethiano di serenità, compostezza, sicurezza imperturbabile. Mentre tanta gente perde la testa e brancola tra sentimenti apocalittici di panico intellettuale, Croce diventa un punto di riferimento per attingere forza interiore per la sua incrollabile certezza che il male metafisicamente non può prevalere e che la storia è razionalità. Bisogna tener conto inoltre che a molti il pensiero di Croce non si presenta come un sistema filosofico massiccio e di difficile assimilazione come tale. Mi pare che la piú grande qualità di Croce sia sempre stata questa: di far circolare non pedantescamente la sua concezione del mondo in tutta una serie di brevi scritti nei quali la filosofia si presenta immediatamente e viene assorbita come buon senso e senso comune. Cosí le soluzioni di tante quistioni finiscono col circolare divenute anonime, penetrano nei giornali, nella vita di ogni giorno e si ha una grande quantità di «crociani» che non sanno di esserlo e che magari non sanno neppure che Croce esista. Cosí negli scrittori cattolici è penetrata una certa somma di elementi idealistici da cui essi oggi cercano di liberarsi senza però riuscirci, nel tentativo di presentare il tomismo come una concezione sufficiente a se stessa e sufficiente alle esigenze intellettuali del mondo moderno.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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