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      Si tratta dunque di una ideologia, cioè di uno strumento pratico di governo, e occorrerà studiare il nesso pratico su cui si fonda. La «libertà» come concetto storico è la dialettica stessa della storia e non ha «rappresentanti» pratici distinti e individuati. La storia era libertà anche nelle satrapie orientali, tanto vero che anche allora c'era «movimento» storico e quelle satrapie sono crollate. Insomma mi pare che le parole mutano, le parole sono magari dette bene, ma le cose non sono neanche scalfite. - Mi pare che la «Critica fascista» in un articolo, seppure non esplicitamente, abbia scritto la critica giusta, osservando che tra vent'anni il Croce, vedendo il presente in prospettiva, potrà trovare la sua giustificazione storica come processo di libertà. Del resto, se ricordi il primo punto che ti ho scritto, cioè le osservazioni sull'atteggiamento del Croce durante la guerra, comprenderai meglio il suo punto di vista: come «sacerdote» della moderna religione storicistica, il Croce vive la tesi e l'antitesi del processo storico e insiste nell'una o nell'altra per «ragioni pratiche» perché nel presente vede l'avvenire e di esso si preoccupa quanto del presente. A ognuno la sua parte: ai «sacerdoti» quella di salvaguardare il domani. In fondo c'è una bella dose di cinismo morale in questa concezione «etico-politica»; è la forma attuale del machiavellismo. - Ti abbraccio teneramente.
      Antonio
     
      265.
     
      16 maggio 1932
     
      Carissima Tania,
      ho ricevuto le tue lettere del 7 e del 12 e la cartolina del 13. Qualche ora fa ho avuto il colloquio con Carlo e sono stato ben contento di vederlo.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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