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      Penso che adesso dovrai rimandare la tua venuta di qualche tempo. Ti confesso che non ho molta voglia di scrivere. Sono molto nervoso, come succede sempre quando qualche novità interrompe la monotonia della fastidiosa vita quotidiana. - Ti voglio solo dire che la mia espressione «tirare sassi nel buio» di qualche lettera fa non avrebbe dovuto addolorarti; significava solo che se avessi potuto avere prima certe informazioni, nelle mie lettere a Giulia avrei adoperato diverse espressioni ecc. Invece per un certo tempo c'è stato come un gioco di mosca cieca. Del resto ciò coincide con le tue osservazioni a proposito dell'atteggiamento reciproco di quei di casa nostra. Non ti pare che essi giochino tra loro a mosca cieca, e si comportino reciprocamente come chi tira sassi nel buio? Una volta io dissi queste cose a Giulia, la quale si spaventò realmente all'idea che si dovesse dare a Genia la notizia della morte di Nadine; mi disse che Genia poteva morirne, e ne era convinta fino alle lacrime. A me parve invece che Genia fosse convinta che Nadine era morta (qualche cosa in proposito mi deve avere accennato nel 1922) e perciò mi maravigliò molto ciò che accadde a Roma. Non riuscivo a comprendere come non si comprendesse che la mancanza prolungata di notizie deve necessariamente provocare dei sospetti, a meno che non si creda all'assoluta insensibilità dell'altra parte (ciò che non si crede, perché anzi si esagera morbosamente la sensibilità stessa) e che si ottiene solo di creare una catena interminabile di tragici equivoci.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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