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      Una bella parte delle sue attuali concezioni il Croce l'ha esposta nella rivista «Politica» diretta dal Coppola e dal ministro Rocco e non solo il Coppola, io credo, ma molti altri sono persuasi dell'utilità della posizione presa dal Croce, che crea la situazione in cui è possibile l'educazione reale alla vita statale dei nuovi gruppi dirigenti affiorati nel dopoguerra. Se studi tutta la storia italiana dal 1815 in poi, vedi che un piccolo gruppo dirigente è riuscito metodicamente ad assorbire nel suo circolo tutto il personale politico che i movimenti di massa, di origine sovversiva, esprimevano. Dal 60 al 76 il Partito d'Azione, mazziniano e garibaldino, fu assorbito dalla Monarchia, lasciando un residuo insignificante che continuò a vivere come Partito Repubblicano ma aveva piú un significato folcloristico che storico-politico. Il fenomeno fu detto del «trasformismo» ma non si trattava di un fenomeno isolato; era un processo organico che sostituiva, nella formazione della classe dirigente, ciò che in Francia era avvenuto nella Rivoluzione e con Napoleone, e in Inghilterra con Cromwell. Infatti, anche dopo il 1876 il processo continua, molecolarmente. Assume una portata imponente nel dopoguerra, quando pare che il gruppo dirigente tradizionale non sia in grado di assimilare e digerire le nuove forze espresse dagli avvenimenti. Ma questo gruppo dirigente è piú «malin» e capace di quanto si poteva pensare: l'assorbimento è difficile e gravoso, ma avviene nonostante tutto, per molte vie e con metodi diversi.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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