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      Espongo a te la quistione, credi, con molta persuasione, perché tu la comunichi a Giulia, oppure mi consigli di comunicargliela io direttamente. È una cosa molto, molto seria; ci ho pensato da molto tempo, forse dal primo giorno che sono stato arrestato, in forme diverse, scherzosamente prima, poi con maggiore serietà e approfondimenti. Ho anche pensato che ciò poteva sembrare un gesto, molto romantico. Ho anche pensato che ciò poteva anche sembrare una furberia, una specie di ricatto sentimentale (come dire? ti offro questo, apposta perché tu sia schiacciato dalla mia magnanimità e sii costretto a rifiutare) - ho pensato infine che il modo migliore dovrebbe esser quello di mettere senz'altro in esecuzione unilateralmente la cosa, troncando ogni rapporto, creando unilateralmente un fatto compiuto. Questo ultimo caso mi ha molto tormentato, ma non sono stato e non sarò mai capace di affrontarlo. Cosí risolto il rapporto, Giulia avrebbe un doppio gravame, perché perderebbe ogni stima per me (ciò che non sarebbe senza conseguenze sulla stima che ella deve avere per se stessa) senza che fosse evitato il dolore. Il dolore non può essere evitato, ma può essere circoscritto e possono essere circoscritte altre conseguenze di carattere morale e intellettuale. È necessario che l'iniziativa parta da me, questo è sicuro; che non se ne nasconda la conseguenza necessaria, per affrontarla con tutte le forze del proprio essere. Io penso, che Giulia, pur non essendo piú una giovinetta, possa ancora crearsi liberamente una nuova fase di vita.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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