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      Dopo ciò che era avvenuto nel settembre precedente mi pareva impossibile che tu mancassi alle tue assicurazioni. Ti dissi che mi sentivo stremato (e il 7 marzo mi pare abbia confermato l'esattezza di questa mia impressione) e che non avevo l'energia per lunghe discussioni. Ciò che mi esaspera è il vedere come la mia vita sia diventata un giocattolo di decisioni impulsive e irragionevoli e con quale facilità tu ti sia assunta la responsabilità di determinare in me la persuasione che se i fatti non si svolgeranno secondo una certa linea ciò potrà essere avvenuto perché le mie indicazioni non sono state seguite. Quando poi leggo in una tua cartolina che il mio «lavoro avrà sempre un valore eccezionale», a parte la convenzionalità dell'affermazione, non posso trattenermi dal pensare all'ironia implicita in essa, quando vedo che i miei consigli, che sono il risultato di una elaborazione accurata e compiuta col massimo di esperienza personale, sono semplicemente disprezzati per iniziative cervellotiche, che non tengono neanche conto delle ripercussioni che esse avranno su di me, molto facili da immaginare dopo ciò che era successo in settembre. - In queste condizioni non vedo cosa potrò scrivere a Giulia, quale atteggiamento potrò assumere nei suoi riguardi per consolarla e rafforzare gli elementi di ripresa nella vita attiva che ella segnala. Dopo il colloquio del gennaio mi era veramente parso che qualche piccolo spiraglio si potesse schiudere sul mio avvenire e sebbene questo stato d'animo non abbia potuto evitare nel marzo un crollo delle mie forze fisiche, tuttavia non è da escludere che senza di esse il crollo non potesse essere piú grave.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Giulia