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      Tu non hai capito che realmente io sono stremato, che dopo piú di due anni di logorio lento ma implacabile, che continua, tutte le mie riserve sono esaurite e che a una persona schiacciata da un peso insopportabile non bisogna mettere ancora addosso neanche un fuscello, per cosí dire. D'altronde l'eccesso stesso del male, stroncando ogni reattività, ha provocato un genere di calma che è quella delle sostanze gelatinose. [...]. (Ho cancellato una proposizione, che quantunque non creda nel mio intimo esagerata, tuttavia preferisco non metterti sotto gli occhi). - Ti prego di non rispondere a questa mia lettera con affermazioni generiche sul tipo del «valore eccezionale del mio lavoro» che sono irritanti o su speranze generiche sulla mia salute. Non rispondere affatto, perché non c'è risposta possibile. Cosa fatta capo ha, e ogni commento è oziosità che rende piú odioso ciò che è successo. Ciò che è avvenuto mi persuade che sono diventato inetto a qualsiasi cosa, anche a vivere. Bisognerà trarne le conclusioni e mettersi l'anima in pace, come si dice, poiché ogni mia iniziativa per reagire alla situazione viene annientata dall'incapacità di esecuzione di quelli che dicono di volermi aiutare. Ti abbraccio
      Antonio
     
      Ho riletto dopo averci ancora riflettuto, quanto è scritto sopra, per controllare ulteriormente le mie convinzioni e vedere se potevo correggerle o modificarle in qualche modo. Ma non mi è stato possibile. Per quanto abbia cercato di distillarmi il cervello non sono riuscito a trovare un qualche motivo che potesse deviare il corso dei miei pensieri.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803