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      Oggi non penso piú cosí. Ciò non vuol dire che abbia deciso di arrendermi, per cosí dire. Ma significa che non vedo piú nessuna uscita concreta e non posso piú contare su nessuna riserva di forze da esplicare. Lo schema che mi si presenta agli occhi è questo: - Immagina che io sia partito da una posizione 100, con 100 di forze e 100 di pesi da sopportare. C'è una prima crisi: dalla posizione 100 si crolla a 70, con 70 di forza e sempre 100
      di pesi. C'è una reazione; si risale ma non piú fino a 100, fino a 90 solamente con 90 di forze. Cosí si procede di crisi in crisi, con reazioni che diventano sempre piú difficili, perché il peso da sopportare aumenta, in senso assoluto e relativo e le forze distrutte non si ricostituiscono piú. Oggi credo, con una gran fatica, di essere risalito a una posizione 60 (dopo il 7 marzo), e forse sono troppo ottimista, ma sono persuaso che la prossima volta e non credo debba essere molto lontana, (perché l'estate mi ha sempre prostrato anche se non accompagnato da altre condizioni sfavorevoli) il crollo sarà tale che non riuscirò piú a evitare di rimanere permanentemente invalido (d'altronde già oggi non ho piú riacquistato l'uso facile delle mani). Credi pure che tutte le parole generiche non possono mutare né la condizione di fatto né la mia convinzione: queste parole generiche le so pensare, io stesso, dirmele io stesso, e per due anni le ho pensate e me le sono dette. Non so piú se oltre le parole generiche, ci sia la possibilità di fatti concreti.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803