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      Sto subendo un nuovo processo di deperimento come quello che finí con la crisi del 7 marzo. Ma ora mi tormenta in piú un continuo mal di capo acutissimo. Carissima, credo che sia proprio giunto il momento che io prenda una decisione energica. Questo continuo lamentarmi ha stuccato anche me in modo incredibile. Poiché pare ormai accertato che non si può fare nulla, il meglio sarà di lasciare andare tutto per la sua china. Proprio oggi sono due mesi che sono stato visitato dall'ispettore sanitario. Quanto rumore per nulla! Ossia non per nulla, ma per peggiorare le cose, perché mentre prima c'era la prospettiva di poter fare qualche cosa, ora anche questa prospettiva non c'è piú e io non ho piú forze. Credo che questa sarà l'ultima volta che ti scriverò di tali argomenti e poiché non saprò di che scriverti, sarà bene che per qualche settimana non ti scriva del tutto. Poi vedremo. Ti prego proprio di rientrare a Roma appena potrai viaggiare. Se avrai bisogno di riposo potrai recarti in qualche paese del Lazio, dove avrai un ambiente migliore di qui. Credi che il vederti cosí deperita e sofferente aumenta il mio scoraggiamento e la mia depressione. Puoi dire all'avvocato che lo ringrazio di quanto ha fatto per me e che sono persuaso che egli ha fatto tutto il fattibile nella linea che egli ha creduto la migliore. Ma ormai è necessario trarre la conclusione che tanto tempo passato aspettando è esso stesso una conclusione chiara. Spero che prima che tu parta potrò vederti ancora una volta, sebbene ormai non so cosa dirti.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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