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      Ma bisognerebbe vedere se proprio questo il Croce non si proponga, per ottenere un'attività riformistica dall'alto, che attenui le antitesi e le concilii in una nuova legalità ottenuta «trasformisticamente». Ma non ci può essere un neomalthusianismo voluto nel Croce, la volontà di non «impegnarsi» a fondo, che è il modo di badare solo al proprio «particulare» del moderno guicciardinismo proprio di molti intellettuali per i quali pare che basti il «dire»: «Dixi, et salvavi animam meam», ma l'anima non si salva per solo dire. Ci vogliono le opere, e come!
     
     
      Appendice. La conoscenza filosofica come atto pratico, di volontà. Si può studiare questo problema specialmente nel Croce, ma in generale nei filosofi idealisti, perché essi insistono specialmente sulla vita intima dell'individuo-uomo, sui fatti e sull'attività spirituale. Nel Croce per la grande importanza che nel suo sistema ha la teoria dell'arte, l'estetica. Nell'attività spirituale, e per chiarezza d'esempio, nella teoria dell'arte (ma anche nella scienza economica, per cui il punto di partenza per l'impostazione di questo problema può essere il saggio Le due scienze mondane: l'Estetica e l'Economica pubblicato dal Croce nella «Critica» del 20 novembre 1931) le teorie dei filosofi scoprono verità fin allora ignorate, o «inventano», «creano» schemi mentali, nessi logici che mutano la realtà spirituale fin allora esistente, storicamente concreta come cultura diffusa in un gruppo di intellettuali, in una classe, in una civiltà? È questo uno dei tanti modi di porre la quistione della cosí detta «realtà del mondo esterno» e della realtà senza altro.


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Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce
di Antonio Gramsci
pagine 451

   





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