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      Il Michels ha fatto molto baccano in Italia per la «sua» trovata del «capo charismatico» che probabilmente (occorrerebbe confrontare) era già nel Weber; bisognerebbe vedere anche il libro del Michels sulla Sociologia politica del '27: non accenna neanche che una concezione del capo per grazia di dio è già esistita e come!)
      Tuttavia questa specie di partito [si] presenta talvolta in forme piú generali. Lo stesso Lassalle, il capo dei Lassalliani, officialmente non era che presidente a vita dell'Allgemeiner Deutscher Arbeiterverein. Egli si compiaceva di vantarsi dinanzi ai suoi fautori dell'idolatria che godeva da parte delle masse deliranti e delle vergini vestite di bianco che gli cantavano dei cori e gli offrivano dei fiori. Questa fede charismatica non era solo frutto di una psicologia esuberante e un po' megalomane, ma corrispondeva anche a una concezione teorica. Noi dobbiamo - disse agli operai renani esponendo loro le sue idee sull'organizzazione del partito - di tutte le nostre volontà disperse foggiare un martello e metterlo nelle mani d'un uomo la cui intelligenza, il carattere e l'attaccamento ci siano una garanzia che colpisca energicamente (cfr. Michels, Les partis politiques, 1914, p. 130; non rimanda all'edizione italiana ampliata e del '24). Era il martello del dittatore. Piú tardi le masse domandarono almeno un simulacro di democrazia e di potere collettivo, si formarono gruppi sempre piú numerosi di capi che non ammettevano la dittatura di un solo. Jaurès e Bebel sono due tipi di capi charismatici.


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Note sul Machiavelli sulla politica e sullo Stato moderno
di Antonio Gramsci
pagine 599

   





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