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      La scissione di Livorno
      Il fatto della scissione fu visto nel suo valore immediato e meccanico e noi commettemmo, in altro senso sia pure, lo stesso errore che era stato commesso da Serrati. Il compagno Lenin aveva dato la formula lapidaria del significato delle scissioni, in Italia, quando aveva detto al compagno Serrati: «Separatevi da Turati, e poi fate l'alleanza con lui». Questa formula avrebbe dovuto essere da noi adattata alla scissione avvenuta in forma diversa di quella prevista da Lenin. Dovevamo cioè, come era indispensabile e storicamente necessario, separarci, non solo dal riformismo, ma anche dal massimalismo che in realtà rappresentava e rappresenta l'opportunismo tipico italiano nel movimento operaio; ma dopo di ciò, e pur continuando la lotta ideologica e organizzata contro di essi, cercare di fare un'alleanza contro la reazione. Per gli elementi dirigenti del nostro partito, ogni azione della Internazionale, rivolta a ottenere un riavvicinamento a questa linea, apparve come se fosse una sconfessione implicita della scissione di Livorno, come una manifestazione di pentimento. Si disse che, accettando una tale impostazione della lotta politica, si veniva ad ammettere che il nostro partito era solamente una nebulosa indefinita, mentre era giusto ed era necessario affermare che il nostro partito, nascendo, aveva risolto definitivamente il problema della formazione storica del partito del proletariato italiano. Questa opinione era rafforzata dalle non lontane esperienze della Rivoluzione soviettista in Ungheria, dove la fusione fra comunisti e socialdemocratici fu certamente uno degli elementi che contribuirono alla disfatta.


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La questione meridionale
di Antonio Gramsci
pagine 117

   





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