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      E fin qui niente di male; i giovani del tipo Quarto Stato hanno, in ogni tempo e luogo, fatto sopportare alla carta ben altre opinioni e proteste senza che la carta si ribellasse. Ma poi questi «giovani» aggiungono testualmente: «Non abbiamo dimenticato che la formula magica dei comunisti torinesi era: dividere il latifondo tra i proletari rurali. Quella formula è agli antipodi con ogni sana realistica visione del problema meridionale». E qui occorre mettere le cose a posto, poiché di «magico» esiste solo l'improntitudine e il superficiale dilettantismo dei «giovani» scrittori del Quarto Stato.
      La «formula magica» è inventata di sana pianta. E devono avere ben poca stima dei loro intellettualissimi lettori i «giovani» del Quarto Stato se osano con tanta loquace sicumera simili capovolgimenti della verità. Ecco, infatti, un brano dell'Ordine Nuovo (numero del 3 gennaio 1920) nel quale è riassunto il punto di vista dei comunisti torinesi
      «La borghesia settentrionale ha soggiogato l'Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento; il proletariato settentrionale, emancipando se stesso dalla schiavitú capitalistica, emanciperà le masse contadine meridionali asservite alla banca e all'industrialismo parassitario del Settentrione. La rigenerazione economica e politica dei contadini non deve essere ricercata in una divisione delle terre incolte e mal coltivate, ma nella solidarietà del proletariato industriale, che ha bisogno, a sua volta, della solidarietà dei contadini, che ha interesse acché il capitalismo non rinasca economicamente dalla proprietà terriera e ha interesse acché l'Italia meridionale e le isole non diventino una base militare di controrivoluzione capitalistica.


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La questione meridionale
di Antonio Gramsci
pagine 117

   





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