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      Un'ora dopo, alla Camera del lavoro, era costituito il Circolo educativo socialista sardo con 256 inscritti; la costituzione della «Giovane Sardegna» fu rinviata sine die e non ebbe mai luogo.
     
      Fu questa la base politica dell'azione condotta fra i soldati della brigata Sassari, brigata a composizione quasi totalmente regionale. La brigata Sassari aveva partecipato alla repressione del moto insurrezionale di Torino dell'agosto 1917; si era sicuri che essa non avrebbe mai fraternizzato con gli operai, per i ricordi di odio che ogni repressione lascia nella folla anche contro gli strumenti materiali della repressione e nei reggimenti per il ricordo dei soldati caduti sotto i colpi degli insorti. La brigata fu accolta da una folla di signori e signore che offrivano ai soldati fiori, sigari, frutta. Lo stato d'animo dei soldati è caratterizzato da questo racconto di un operaio conciapelli di Sassari, addetto ai primi sondaggi di propaganda: «Mi sono avvicinato a un bivacco di piazza X (i soldati sardi nei primi giorni bivaccarono nelle piazze come in una città conquistata) e ho parlato con un giovane contadino che mi aveva accolto cordialmente perché di Sassari come lui. "Cosa siete venuti a fare a Torino?" "Siamo venuti per sparare contro i signori che fanno sciopero". "Ma non sono i signori quelli che fanno sciopero, sono gli operai e sono poveri". "Qui sono tutti signori: hanno tutti il colletto e la cravatta; guadagnano 30 lire al giorno. I poveri io li conosco e so come sono vestiti; a Sassari, sí, ci sono molti poveri; tutti 'gli zappatori' siamo poveri e guadagnamo 1,50 al giorno.


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La questione meridionale
di Antonio Gramsci
pagine 117

   





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