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      La sola regione dove il movimento degli ex combattenti assunse un profilo piú preciso e riuscí a crearsi una struttura sociale piú solida è la Sardegna. E si capisce: appunto perché in Sardegna la classe dei grandi proprietari terrieri è tenuissima, non svolge nessuna funzione e non ha le antichissime tradizioni culturali, intellettuali e governative del Mezzogiorno continentale. La spinta dal basso, esercitata dalle masse dei contadini e dei pastori non trova un contrappeso soffocante nel superiore strato sociale dei grandi proprietari: gli intellettuali dirigenti subiscono in pieno la spinta e fanno dei passi in avanti piú notevoli che l'Unione nazionale. La situazione siciliana ha caratteri differenziali molto profondi sia dalla Sardegna che dal Mezzogiorno. I grandi proprietari vi sono molto piú coesi e decisi che nel Mezzogiorno continentale; vi esiste inoltre una certa industria e un commercio molto sviluppato (la Sicilia è la piú ricca regione di tutto il Mezzogiorno e una delle piú ricche d'Italia); le classi superiori sentono moltissimo la loro importanza nella vita nazionale e la fanno pesare. La Sicilia e il Piemonte sono le due regioni che hanno dato maggior numero di dirigenti politici allo Stato italiano, sono le due regioni che hanno esercitato un ufficio preminente dal '70 in poi. Le masse popolari siciliane sono piú avanzate che nel Mezzogiorno, ma il loro progresso ha assunto una forma tipicamente siciliana; esiste un socialismo di massa siciliano che ha tutta una tradizione e uno sviluppo peculiare; nella Camera del 1922 esso contava circa 20 deputati su 52 che ne erano eletti nell'isola.


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La questione meridionale
di Antonio Gramsci
pagine 117

   





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