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      » ecc. (la continuazione è interessante e dev’essere citata, se del caso); ma egli stesso a p. 270 aveva scritto: «Fare poesia è un conto e fare a pugni è un altro, mi sembra; e chi non riesce nel primo mestiere, non è detto che non possa riuscire benissimo nel secondo, e nemmeno che la eventuale pioggia di pugni non sia, in certi casi, utilmente ed opportunamente somministrata». Cosí scrisse il Croce nel 1924: è probabile che il Gentile nel ’24 abbia proprio voluto filosofare quell’«utilmente ed opportunamente», e ai pugni abbia aggiunto il bastone e magari il pugnale. Né il Croce arriverà solo fino ai «pugni» e non oltre (d’altronde, anche coi pugni si ammazza, e c’è anzi una misura di pubblica sicurezza contro i «pugni proibiti»). Il Gentile ha posto in linguaggio «attualistico» la proposizione crociana basata sulla distinzione di logica e di pratica; per il Croce ciò è grossolano, ma intanto cosí avviene sempre, ed è una bella pretesa quella di volere essere intesi alla perfezione e di giustificarsi per non essere stato compreso. Si può confrontare in altri capitoli ciò che il Croce ha scritto sull’intolleranza, sull’Inquisizione, ecc., e vedere i suoi diversi stati d’animo: dai punti esclamativi, che egli diceva essere anch’essi mezzi da Santa Inquisizione per premere sull’altrui volontà, è dovuto ritornare al bastone e al pugnale che si è visto riapparire dinanzi come mezzi di persuasione della verità.
     
     
      [«Il mondo va verso...».] Nella «Critica» del 20 marzo 1933 è contenuta una «Postilla» del Croce: Il mondo va verso.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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