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      Cultura storica italiana e francese. La cultura storica e la cultura generale francese ha potuto svilupparsi e diventare «popolare-nazionale» per la stessa complessità e varietà della storia politica francese negli ultimi centocinquant’anni. La tendenza dinastica si è dissolta per il succedersi di tre dinastie antagoniste tra loro in modo radicale: legittimista, liberale-conservatrice, militare-plebiscitaria, e per il succedersi di governi repubblicani, anch’essi differenziati fortemente: il giacobino, il radicale-socialista e l’attuale. È impossibile un’«agiografia» nazionale unilineare: ogni tentativo di questo genere appare subito settario, sforzato, utopistico, antinazionale, perché è costretto a tagliar via o a sottovalutare pagine incancellabili della storia nazionale (vedi l’attuale tendenza Maurras e la misera Storia di Francia del Bainville). Per questa ragione il protagonista della storia francese è diventato l’elemento permanente di queste variazioni politiche, il popolo-nazione; quindi, un tipo di nazionalismo politico e culturale che sfugge ai limiti dei partiti propriamente nazionalistici e che impregna tutta la cultura, quindi una dipendenza e un collegamento stretto tra popolo-nazione e intellettuali.
      Niente di simile in Italia, in cui nel passato occorre ricercare col lanternino il sentimento nazionale, facendo distinzioni, interpretando, tacendo, ecc., in cui, se si esalta Ferrucci occorre spiegare Maramaldo, se si esalta Firenze occorre giustificare Clemente VII e il papato, se si esalta Milano e la Lega occorre spiegare Como e le città favorevoli al Barbarossa, se si esalta Venezia occorre spiegare Giulio II, ecc.


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Passato e presente
di Antonio Gramsci
pagine 364

   





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